LA VALUTAZIONE è
l’interpretazione dello sviluppo di un soggetto. Per comprendere la natura
interiore e sentimentale si necessita l’utilizzo di strumenti appropriati per interpretare in modo corretto lo stato di
salute psicologica. E’ necessario per individuare lo stato di salute, i punti
di forza e le debolezze, le risorse, i
disturbi per un possibile intervento da svolgere con il soggetto.
Si utilizzano:
- l’osservazione del soggetto nel
contesto familiare per imparare le dinamiche relazionali e il suo sviluppo,
naturalmente tramite racconti del paziente; l’osservazione condotte settimanalmente
in una cornice ambientale stabile (come il setting dello studio);
- i Disegni che esprimono i vissuti
interni, le emozioni, gli stati d’animo comunicano, si possono fare i disegni
spontanei, su richiesta, o a scopo terapeutico. Naturalmente anche il disegno è
un test;
- i Test che cercano di conoscere
il comportamento di un soggetto con una situazione standardizzata, viene
campionato, osservato e descritto producendo una misura oggettiva e
standardizzata di tale comportamento. I punteggi ottenuti vengono ancorati a
parametri fissi che rappresentano la prestazione di una data caratteristica nella
popolazione di riferimento. I test possono osservare sia gli aspetti psicologici
(come i sentimenti) che gli aspetti cognitivi (come l’intelligenza, che è la
capacità di agire per uno scopo determinato, di pensare razionalmente e di
avere rapporti con l’ambiente, si valuta il comportamento nel suo insieme)
- il Gioco è importante perché è
una pratica per acquisire strumenti e conoscenze del proprio ambiente ed
imparare a muoversi in esso. Il gioco si relaziona con la crescita cognitiva e
rappresenta una via di accesso per il mondo interno del bambino, è espressione
di un desiderio e di fiducia nella
possibilità del crescere. Nel gioco i bambini si comportano spontaneamente, si
leggono pensieri e sensazioni interiori, è una lettura della propria vita
sentimentale.
I Disturbi Specifici di Apprendimenti (DSA) vengono spiegati come una difficoltà negli apprendimenti scolastici non prevedibile e non dimostrabile nello sviluppo dell’intelligenza generale.I DSA sono il 4% della popolazione scolastica. La prevenzione è l'arma vincente. Uno screening sui bambini che frequentano la prima elementare rivela una percentuale allarmante di alunni predisposti alla dislessia. Circa il 20 per cento degli alunni delle prime classi elementari è a rischio dislessia.La diagnosi è ancora tardiva, dopo la terza elementare, rispetto alla sua manifestazione che avviene fin dai primi apprendimenti, perché è ancora difficile che docenti o familiari individuano e si orientano verso una diagnosi di disturbo specifico d’apprendimento. Si cerca ancora invano di spiegare il Disturbo con una difficoltà primaria nell’aree sensoriali, come deficit della vista o dell’udito, nell’intelligenza, o nella neurologia, ne nella carenza dell’insegnamento dell’apprendimento, ma il primo passo da intraprendere, è la diagnosi e la presa in carico specialistica.DSA comprende:
- Dislessia è la
difficoltà nell’acquisire ed effettuare una letture sufficientemente fluente:
si affatica facilmente, fa molti errori, impiega più tempo degli altri, fa
fatica a comprendere ciò che legge, sviluppa poco interesse e uno scarso
desiderio a esercitarsi.
-
Disgrafia è la scarsa e faticosa scioltezza nella grafia della scrittura, il
tratto calligrafico non è fluido, non leggibile e poco ordinato. Traccia segni
in modo inaccurato.
-
Disortografia è la difficoltà nella codifica della scrittura e nell’ortografia:
scrive in modo scorretto (scambia o omette lettere, non separa le parole,omette
accenti, punteggiature, maiuscole doppie), si affatica facilmente, non riesce a
stare al passo dei compagni nei dettati, ci mette più tempo a scrivere.
Acquisisce una difficoltà a scrivere dei testi.
-
Discalculia è la scarsa automatizzazione di abilità di base nel calcolo. Molti bambini soffrono di una incapacità di capire i numeri
e l'aritmetica, non legge e non scrive correttamente i numeri, non impara le
tabelline, non riesce a contare, sommare anche i numeri entro la decina, questo
e' il risultato di una vera e propria carenza del significato dei numeri, che
rappresenta un ostacolo alle lezioni di matematica.
Lo
studente con DSA presenta anche un aumento di sintomi psicologici come la depressione,
l’ansia, la disattenzione, la scarsa collaborazione, la sfiducia nelle proprie
capacità, la bassa autostima, la demoralizzazione, un impoverimento del
percorso scolastico con un rischio nella dispersione scolastica e l’insorgenza
di una insicurezza psicologica che si radica nella struttura dello studente.
I
fattori di rischio di un DSA sono la familiarità con un parente che ha o ha
avuto gli stessi problemi, avere avuto un ritardo nell’acquisizione del
linguaggio adeguato all’età, avere una difficoltà a ripetere parole nuove o
inesistenti, giocare con suoni delle parole, difficoltà a leggere o scrivere
qualche lettera o qualche numero e dalla scolarizzazione la fatica
nell’acquisire adeguatamente i meccanismi di lettura, scrittura e/o di calcolo.
Il
DSA non scompare e il bambino con DSA è resistente alla didattica e alla
stimolazione normale, ma l’intervento dipende molto da tanti fattori: la
tipologia, la gravità del DSA, il profilo psicologico, l’esperienza subita, la
sintomatologia associata, le risorse linguistiche, intellettive e il sostegno
esterno (insegnanti più o meno disponibili, Piani Didattici Personalizzati,
sostegno per i compiti,abilità di studio, l’uso di ausili come Pc e sintesi
vocali, consulenza genitoriale, sostegno psicologico).
Il
DSA ha bisogno di strumenti compensativi ed atteggiamenti comprensivi di varia
natura: schemi riassuntivi, tabelline, calcolatrice, Pc, formulari, la sintesi
vocale, non si richiede la lettura ad alta voce in classe, concordare con gli
insegnanti i compiti da eseguire a casa,
ecc.
Noi genitori dobbiamo imparare ad osservarli, ad ascoltarli, dare loro tempo ed attenzione, senza riserve e senza contropartite. Semplici spunti di riflessione perché ogni genitore deve trovare la sua strada.
Non c’è niente che una madre non possa fare per suo figlio che non possa farlo anche un padre e viceversa.
La prima cosa da considerare nella famiglia, è imparare la Solidarieta’ fra tutti i componenti.
I figli non imparano da ciò che diciamo loro, quanto da quello che facciamo e dal comportamento che teniamo nei loro confronti e nei confronti di altre persone.
I bambini sono osservatori attenti e sensibili alle contraddizioni degli adulti.
Si impara da cio’ che gli altri dimostrano. La coerenza gioca un ruolo molto importante nell’apprendimento.
Dobbiamo mostrare quello in cui noi crediamo, di dare ai nostri bambini l’idea di cosa è giusto e cosa è sbagliato per noi, e di dimostrare con il nostro comportamento che ci crediamo veramente.
Bisogna decidere cosa prendere e cosa lasciare.
Prima o poi dovranno affrontare da soli il mondo ed è meglio prepararli…
La chiave di tutto è la nostra PRESENZA, i nostri figli sono come delle spugne che assorbono tutto ciò con cui vengono in contatto. Non sfugge loro niente. Vuol dire crescere insieme a loro ed insieme a loro maturare, dobbiamo avere l’onestà e l’umiltà di farlo.
Quello che facciamo ai nostri figli loro lo faranno agli altri: se siamo pazienti, tolleranti, rispettosi, disponibili, aperti, se cerchiamo di vedere negli altri comunque il lato buono e proviamo, fin quanto possibile, a risolvere contrasti e difficoltà attraverso il dialogo piuttosto che la forza, allora i nostri figli svilupperanno un atteggiamento positivo nei confronti degli altri e riusciranno a superare i pregiudizi e la diffidenza che spesso vengono spontanei quando ci si trova di fronte a degli estranei.
L’ansia, l’incapacità ad accettare la realtà, l’intolleranza, la superficialità, il sessismo sono veri e propri virus psicologici.
Il modo migliore per affrontare una salita è fare il primo passo .
Il più grande reato contro i nostri figli è la nostra attenzione e il nostro tempo. I bambini hanno bisogno più di ogni altra cosa di amare e questo lo si dimostra soprattutto facendo sentir loro quanto siano importanti per noi.
L’ansia può essere un prezioso alleato,
che interviene nei momenti delicati della nostra vita, per ricordarci quali
sono i nostri bisogni e desideri più veri, e ci porta a liberarci da legami ed
abitudini che ci vanno stretti. Quanti
“ASCOLTANO” il messaggio che essa c’invia? E’ un messaggio che parla di
disarmonia e di necessità di … cambiare rotta alla nostra vita. L’ansia emerge
con prepotenza, lancia un grido di richiamo.
L’accompagna
una tensione psichica che si riflette sul corpo, legato ad uno stato d’allarme
generale. L’ansia se non supera un certo livello di guardia, possiamo dire che fa bene e guai se dovrebbe scomparire
dalla nostra vita!! Entro certi limiti è necessaria. Diventa patologica quando
ne siamo dominati.
E’ il rumore
di un’energia negata o compressa che sta tentando di venire alla luce. Bloccarla
non serve a niente e averne paura non ha senso. Bisogna solo cercare di capire
il processo che maturerà in noi .. osservandoci
L’Ansia mette
in discussione la propria l’identità rendendola fragile, frammentata, incapace
di portare a termine progetti, e sentirsi sul filo del rasoio. I pensieri
continuano ad ipotizzare, controllare. L’ansioso parla a raffica,
produce un volume enorme di parole, usa negazioni. Non si vive come protagonista della sua
esistenza e ha difficoltà ad articolare un’autonomia d’identità e pensiero. E’
in balia a pensieri ed eventi, quello ricorrente è “Tanto non cambierà mai
nulla”. Tutto deve essere previsto e stabilito … l’ansia blocca, e in
questo modo la imprigiona in spazi sempre più ristretti. Delegare è
impossibile perché perde il controllo diretto su tutto e si rischia di
incappare in pericolosi imprevisti. L’errore sta proprio nel “fare”.
Il desiderio
di essere sempre al top: belli e perfetti.
Un’altra
delle paure che nascono è quella di aver timore di deludere le aspettative
degli altri. Hanno il bisogno di essere all’altezza e hanno la preoccupazione
di non esserlo, anche per il ricordo di certe punizioni passate e le pretese
eccessive dei codici sociali, familiari o personali.
La casa è un
porto franco in cui rifugiarsi. La famiglia, troppo spesso, si rivela essere il
ricettacolo privilegiato d’ansie e tensioni.
All’origine delle ansie e paure ci sono
dei genitori insicuri, ansiosi a loro volta. Vorrebbero rinchiudere fisicamente
in una gabbia d’orata i figli e non potendolo fare li circondano di reti fili
invisibili (raccomandazioni, telefonate, attese angoscianti e controlli), che
li bloccano.
Si cerca di
fare un dialogo interiore come prima forma di terapia. Bisogna imparare a
ricominciare a “parlarci”. Ciò permette di emergere di soluzioni impreviste e
di decisioni nuove circa il problema che ci affligge.
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